Negli ultimi anni il tema dell’inserimento dei detenuti nel mondo del lavoro ha guadagnato crescente attenzione, sia a livello politico che sociale. Diversi programmi hanno preso forma per favorire la riabilitazione e il reinserimento dei detenuti attraverso percorsi formativi e opportunità lavorative. Le iniziative mirano a ridurre il tasso di recidiva, promuovendo l’autonomia economica e sociale dei detenuti. Tuttavia, nonostante i progressi, restano sfide significative legate al pregiudizio, alla formazione professionale e alla collaborazione con il settore privato. Il monitoraggio dei risultati e l’adeguamento delle strategie saranno fondamentali per garantire il successo di queste iniziative.
Due riunioni consecutive, tenutesi presso la Sala Consiliare della Provincia, nei giorni scorsi (16 Ottobre) hanno visto la partecipazione di istituzioni, enti e associazioni del territorio, tutti uniti dall’obiettivo di costruire un futuro più inclusivo e superare le difficoltà su un progetto avviato e fortemente voluto dal prefetto di Varese, dottor Salvatore Pasquariello. L’incontro ha avuto l’obiettivo di capire la messa a punto del progetto che prevede due protocolli: “Protocollo d’intesa per promuovere e sostenere il reinserimento sociale e lavorativo delle persone detenute, ex detenute e in esecuzione penale esterna” e “Protocollo d’intesa per favorire l’inserimento socio lavorativo di titolari di protezione internazionale”.
La riunione riguardante il reinserimento sociale e lavorativo delle persone detenute, ex detenute e in esecuzione penale esterna ha visto la partecipazione della dottoressa Laura De Gregorio, in rappresentanza del Magistrato di Sorveglianza, e del dottor Giuseppe La Pietra, in rappresentanza del presidente Brunetta del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL) e del “Segretariato Permanente per l’inclusione economica, sociale e lavorativa delle persone private della libertà personale”. I loro interventi hanno evidenziato che la popolazione carceraria sul territorio di Varese e provincia «non si tratta di delinquenti di mestiere, che hanno scelto il crimine come stile di vita, ma persone per le quali il crimine è stata la risposta sbagliata ad una condizione di emarginazione sociale, di povertà e di disagio».
Il lavoro è un fattore determinante per evitare che i detenuti rischino la recidiva ma rappresenta «un capitale umano con una fortissima motivazione al lavoro e che viene valutato dalla Magistratura di Sorveglianza come meritevole per l’ammissione a determinati benefici previsti dall’ordinamento penitenziario».
Il dottor La Pietra ha illustrato il disegno di legge presentato al Parlamento per migliorare l’attuale sistema di governance e agevolare l’elaborazione di una politica pubblica nazionale sul lavoro in carcere con l’obiettivo di strutturare una rete tra le istituzioni volta a gestire l’inclusione lavorativa nella sua globalità, sia in carcere, sia nella fase post-rilascio.
Il nuovo Segretariato permanente presso il CNEL avrà il compito di coordinare le azioni di tutti gli attori coinvolti nel processo di reinserimento, facilitando la collaborazione tra istituzioni centrali e locali, organizzazioni sindacali e imprese. L’obiettivo è creare una rete capillare di servizi e opportunità, superando gli ostacoli burocratici e valorizzando le buone pratiche già esistenti.
Il disegno di legge in argomento introduce importanti novità, tra cui: equiparazione salariale (i detenuti che lavorano avranno diritto alla stessa retribuzione dei lavoratori liberi); fondo volontario (verrà istituito un fondo per finanziare progetti di reinserimento, alimentato da contributi di fondazioni bancarie e imprese); potenziamento della legge Smuraglia, per facilitare ulteriormente l’assunzione di detenuti da parte delle imprese; creazione di una piattaforma informatica online per mettere in contatto imprese e carceri, facilitando la ricerca di profili professionali e l’organizzazione di tirocini.
Al termine della prima riunione è stata sottoscritta una importante convenzione dalla Direttrice della Casa Circondariale di Busto Arsizio e dal rappresentante della Grassi S.p.A., società che produce abbigliamento tecnico professionale (guidata dal dott. Roberto Grassi, imprenditore della provincia di Varese e Presidente pro-tempore di Confindustria Varese). Questa partnership conferma la fattibilità dei progetti di reinserimento lavorativo e rappresenta un esempio concreto di come si possa contribuire attivamente alla riabilitazione dei detenuti, offrendo loro opportunità di formazione e lavoro.
L’incontro si è esteso al protocollo per i titolari di protezione internazionale e loro inserimento nel mondo del lavoro, che richiede facilitare l’ottenimento di documenti fondamentali come tessera sanitaria, codice fiscale e carta d’identità. Creare una rete tra imprese, enti di formazione e servizi per l’impiego per favorire l’inserimento lavorativo. Organizzare attività e iniziative per promuovere la conoscenza reciproca tra le diverse comunità.
Sono stati costituiti gruppi di lavoro specifici per collaborare e agevolare l’integrazione dei beneficiari nel tessuto sociale ed economico del territorio. La riunione ha visto la partecipazione di istituzioni, associazioni, mondo del lavoro e UNHCR, tutti concordi sull’importanza di promuovere l’integrazione.
Didascalia: Riunione presieduta dal prefetto, dottor Salvatore Pasquariello (credit foto: Ufficio stampa Prefettura)